In aula • 26.10.2021
Maestro Magni: competenza, professionalità e grande rispetto per i giovani allievi
Da anni punto di riferimento all’interno di CAST Alimenti come docente del corso “Primi Passi in pasticceria” e dei corsi per professionisti dedicati alla decorazione artistica, Pierpaolo Magni è il “Maestro” che introduce gli allievi al mestiere nella prima settimana dei corsi di Alta Formazione Pasticcere e Alta Formazione Pasticcere da ristorazione e d’albergo. Un compito che si sposa perfettamente al suo carattere: affabile e allo stesso tempo autorevole, dialogante sempre però privilegiando la professionalità. Una personalità che è il frutto di una grande carriera, ricca di successi. Ha iniziato prestissimo, a soli 15 anni, come apprendista pasticcere, e nel corso del tempo ha collaborato con i migliori maestri italiani ed europei, sviluppando una conoscenza approfondita in molteplici aspetti della professione. La sua grande esperienza e autorevolezza, lo vede coinvolto anche come membro fondatore dell’Accademia Maestri Pasticceri Italiani, di cui tutt’oggi fa parte. Dopo numerosi successi in competizioni di livello internazionale, viene eletto pasticcere dell’anno 2004-2005 dall’AMPI e Campione del mondo di Gelateria nel 2006 e nel 2020, in qualità di allenatore. E’ anche consulente di importanti riviste del settore. Pierpaolo Magni è un vero esempio di competenza e instancabile tenacia.
Quali sono gli elementi fondanti e distintivi della prima settimana di corso di Alta Formazione Pasticcere, di cui è docente? Cosa significa introdurre i giovani ad una professionalità così impegnativa ed articolata?
Il corso di Alta Formazione Pasticcere ha avuto un’evoluzione nella durata, da 8 a 16 settimane in aula, e nei contenuti, molto aderenti alla realtà del mestiere di pasticcere e ai cambiamenti dei trend di mercato. Occupandomi della prima settimana di corso, mi spetta il compito di introdurre i ragazzi alla professione. Fin da subito, infatti, voglio che prendano coscienza di cosa significhi essere un pasticcere. Alle tecniche di base e alla manualità unisco il tema del decoro nell’abbigliamento, nella postura… e tanto altro ancora! Mi impegno a trasmettere una sorta di disciplina di comportamento, così com’è richiesta nell’ambiente di lavoro. E’ anche per questo motivo che il Maestro Massari definisce la prima settimana di corso “la più dura”, perché è quella in cui i ragazzi prendono consapevolezza del mestiere, in cui capiscono se hanno fatto la scelta giusta.
Ai ragazzi cerco anche d’infondere fiducia, ma non nascondo loro nulla: racconto tutto il bello e il brutto di questo mestiere. I tanti sacrifici di un’attività che segue le stagioni e le ricorrenze, ma anche le tante opportunità che offre, la garanzia di “un kilo di pane tutte le settimane”, come mi piace dire ai ragazzi e la possibilità di viaggiare.
Nel corso della settimana i ragazzi imparano a conoscere le attrezzature, gli utensili, come ci si muove in un laboratorio; è la settimana in cui si cimentano nelle sei discipline della manualità (uso del sac a poche, del cornetto, del mattarello, delle spatole, ecc.), manualità che li accompagnerà per tutta la vita. La prima settimana è quella che rilascia “la carta d’identità”, come mi piace chiamarla, della professione di pasticcere.
Come traduce nelle attività formative in CAST, l’esperienza che ha acquisito come “coach” nelle importanti competizioni internazionali?
Il punto di arrivo di un professionista è partecipare ad un campionato del mondo e magari vincerlo. In questo senso la mia biografia parla da sola: sono stato per ben due volte l’allenatore di squadre che hanno vinto i Campionati del mondo. Quindi parlo a ragion veduta, quando dico che è utile, a mio giudizio, per un professionista, partecipare ad una competizione di questo livello: si ha la possibilità di confrontarsi con le migliori squadre del mondo, un’occasione unica. Decidere di partecipare significa, per un pasticcere, andare oltre la propria zona di comfort, mettersi in gioco, fare ricerca, competere per migliorare la propria professionalità e aggiornare la propria proposta. Alla fine, chi ne trarrà vantaggio saranno i clienti, di cui bisogna sempre avere rispetto e dedicarsi a loro con passione.
E’ conosciuto e apprezzato come formatore non solo per la sua competenza, ma anche per il rapporto umano, il feeling, che riesce a creare con gli allievi. Come ottiene questo risultato? E’ una questione di “carattere” o è frutto anche questo di professionalità applicata al lavoro di docenza?
Sono entrato presto nel mondo del lavoro, a quindici anni già lavoravo in una pasticceria. E’ stata una severa esperienza, ho tenuto duro, ma di quel periodo non conservo ricordi positivi. Quando poi sono andato a fare dei corsi in Svizzera, alla Richemont, mi sono reso conto che esistevano delle scuole di formazione professionale di grande livello, ho visto un altro mondo. Al mio rientro in Italia, mi sono ripromesso che se un giorno fossi stato un docente, quello era il mio modello d’insegnamento: esigente e rigoroso nei confronti della professione e allo stesso tempo rispettoso e anche un po’ bonario con i ragazzi, a cui insegno i rudimenti di un mestiere straordinario e complesso come la pasticceria.