Nessuna difficoltà può offuscare l’azzurro cielo degli occhi di Chiara: non la necessità di abbandonare gli studi universitari per subentrare, giovanissima, al padre alla guida del panificio di famiglia sui monti Lessini, né l’impegno che questo tipo di lavoro comporta in termini di orari e sforzo fisico, e nemmeno conciliare la partecipazione ad un campionato prestigioso come “Les Pellons d’Or 2024” con un’attività da portare avanti. Chiara lo spiega in maniera semplice, quasi naturale: per lei, terza generazione di panificatori, che in quel panificio c’è cresciuta, rilevare l’impresa familiare era non solo una necessità, ma un desiderio. Per questo si è formata: prima l’Istituto alberghiero di Merano, poi l’Alta Formazione Panificatore in CAST e il tirocinio con Mirko Zenatti che diventa il suo maestro e mentore. Mirko è stato anche il coach di Chiara negli allenamenti di preparazione al campionato europeo più prestigioso del settore, attingendo dalla sua grande esperienza di campione dei podi più importanti al mondo. Con orgoglio e con una spinta all’innovazione, Chiara porta avanti il panificio, puntando a nuove attrezzature per poter ampliare l’offerta dei dolci e dei salati e l’ambito delle collaborazioni.
C’è un motto degli scout, a cui Chiara appartiene, che spiega bene le sue scelte di vita: “Sii preparato (a fare il tuo dovere)”. E chi più di lei?
Con un panificio di famiglia, diventare panificatrice è stata una scelta obbligata o il coronamento di una passione?
Una dei ricordi più vivi di quando ero piccola, è mio papà che mi mette in guardia: “Non fare questo lavoro”! Lui avrebbe sempre voluto per me una professione molto più semplice e sicuramente meno “ingombrante” di questa. Ingombrante non solo per gli orari, per la mole di lavoro, ma anche perché non si riesce mai veramente a staccare la testa dal laboratorio: pensi sempre a cosa dovrai fare domani, come farlo al meglio… Inoltre, per la nostra famiglia e per il nostro territorio, il panificio ha un valore notevole, vista la storicità e l’impronta “nella farina” che mio nonno e mio papà hanno lasciato nel corso di questi settantacinque anni. Questo lavoro l’ho sempre ,al tempo stesso, amato ed odiato; mi è capitato addosso, ma l’ho anche scelto: in questo senso è una vera e propria passione, perché è totalizzante; un po’ ti travolge, cambiandoti giornate, pensieri, energie e un po’ lo cerchi per tutte le soddisfazioni che ti dà.
Sicuramente la strada che ho intrapreso è il coronamento di una passione, ma nell’accezione più profonda di questa parola, come dice la sua stessa etimologia: dal latino passio che significa “patimento” !
Quali modifiche intendi apportare al tuo panificio per renderlo più moderno, in termini di attrezzature, e produttivo dal punto di vista manageriale?
Il primo passo che vorrei fare è sicuramente quello di acquistare un abbattitore: in questo modo potrei ampliare anche la gamma di prodotti e introdurre nella mia bottega la “colazione da panificio”; in particolare iniziando a produrre brioches, viennoiserie e dolci da forno. So che può sembrare una scelta scontata e che magari alcuni potrebbero pensare: “Come fa un panificio nel 2024 a lavorare senza avere un abbattitore?”. Bisogna però tenere presente che buona parte della storia della nostra azienda è stata scritta da mio papà, che non ha mai avuto una formazione scolastica a riguardo, ma si è sempre basato sulla sua esperienza da panificatore in buona parte “autodidatta”. E che il nostro è il panificio di un piccolo paese di montagna, che conta poco più di 500 abitanti. Con le nuove attrezzature punto a soddisfare anche quei clienti che sono di passaggio nelle nostre valli e vogliono portarsi a casa un prodotto genuino.
La tua recente partecipazione ai Campionati europei ha avuto qualche ricaduta positiva sul tuo lavoro quotidiano? Assolutamente sì. Esperienze e opportunità come la coppa Europa, se colte con lo spirito giusto, permettono di ampliare notevolmente le competenze nel proprio lavoro e allo stesso tempo acquisire più consapevolezza. Questo vuol dire che con la vittoria non mi sono sentita “arrivata”, anzi. E’ un po’ come tracciare una linea, c’è il prima e il dopo campionato, un punto di passaggio necessario lungo la mia strada professionale. Prima di tutto per quanto riguarda la metodologia di lavoro: gli schemi mentali, l’approccio che devi sviluppare durante la preparazione, sono ottime risorse anche per il lavoro in panificio. Inoltre, questa esperienza mi ha dato l’opportunità di confrontarmi con altri specialisti del settore molto più preparati di me. Il mio coach Mirko Zenatti, ad esempio, è stato una figura preziosissima perché mi ha dato la possibilità di rispecchiarmi in lui, come professionista e come persona. Guardandomi con i suoi occhi ho intuito una possibile versione migliore di me stessa; e ho scelto di lavorare per diventare quell’immagine.
Per gli orari che impone il tuo lavoro, sempre meno ragazz* lo scelgono. C’è un consiglio che vorresti dare loro?
Il consiglio che darei a qualsiasi ragazzo o ragazza in cerca della propria strada professionale, non necessariamente nella panificazione, è di avere coraggio. Gli direi: “Se davvero sapete quello che volete, non abbiate paura delle difficoltà, non vi rassegnate, perché sono pochissimi i problemi nella vita a cui non c’è soluzione. Non abbiate paura di osare ed essere intraprendenti, perché spesso è proprio con il coraggio e il sudore che si ottengono i risultati migliori.”
Che ricordi hai del tuo periodo trascorso in CAST Alimenti? Ciò che hai imparato ti è stato utile nel lavoro?
Ricordo il periodo della formazione presso CAST con grande affetto; non solo per le persone che ho incontrato, ma anche per gli spunti che mi ha dato e quindi tutte le porte che si sono aperte subito dopo questa esperienza. In effetti, se non fosse stato per la formazione in CAST e quindi il tirocinio presso il panificio di Mirko Zenatti, non sarei mai arrivata al campionato e non sarei qui a parlare della mia esperienza. Campionato o no, il periodo in CAST resta una delle mie esperienze formative più arricchenti.
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi professionali?
Il campionato mi ha fatto capire che devo fare ancora tanta strada. Quindi il primo obiettivo è proseguire la formazione cercando più opportunità che mi diano ancora più strumenti per fare il mio lavoro di panificatrice. In secondo luogo voglio anche imparare ad avere più competenze imprenditoriali per riuscire a sviluppare l’azienda non solo nella produzione, ma in tutti gli aspetti gestionali.